Dopo due tormentati anni nei quali, tra alterne vicende, la Regione Siciliana ha perigliosamente tentato di promuovere la rimodulazione della rete ospedaliera siciliana e dell’emergenza sanitaria, si è giunti, qualche giorno fa, all’approvazione di un piano che ha destato, soprattutto tra gli addetti ai lavori, nuove polemiche e ragionevoli perplessità.
A parte l’incredibile leggerezza con la quale si afferma la disponibilità a correggere eventuali refusi ed errori – come se questi fossero normalmente ammissibili in formali e pubblici atti di governo, peraltro già resi esecutivi – la lettura analitica del provvedimento consente di coglierne fino in fondo l’ispirazione pre-elettorale e la chiara scelta di opzioni orientate ad individuare, all’interno del sistema, buoni e cattivi, a misura della vicinanza di direttori generali e di improvvisati esperti ai esponenti politici. La lista delle perle incastonate nella variopinta collana dell’orbita governativa è lunga e meriterebbe ben altri e più analitici commenti: cancellazione di reparti di riconosciuta capacità operativa; incomprensibile ripristino di unità operative dismesse da tempo; concentrazioni di attività in individuati presidi ospedalieri, senza ragionevoli motivi a supporto della decisione.
Se il varo della rete ospedaliera regionale segna almeno un momento di superamento del lungo stallo verso la stabilizzazione del personale precario, non può ignorarsi che la sfida del futuro sta nel rilancio della medicina territoriale e dell’assistenza primaria. Ambiti nei quali deve essere intercettato e soddisfatto il bisogno di salute espresso da una popolazione – sempre più anziana – in termini di malattie croniche, cronico-degenerative ed invalidanti. In assenza di tali interventi, la sostenibilità dello stesso piano di rimodulazione delle reti assistenziali e, con esso, dell’intero SSR siciliano è a rischio ancor più elevato di quello derivante dall’attuale e confuso atto di rimodulazione della rete ospedaliera.
A tal fine ed oltre la opportuna revisione dell’attuale piano ospedaliero, la proposta di Idea Sicilia contempla:
Ma non è tutto. Con riferimento al più volte annunciato e declamato avvio del ricambio generazionale all’interno delle aziende sanitarie siciliane e della stagione dei concorsi in sanità, occorre fare un’operazione verità, a partire dai tetti di spesa sul personale imposti dalla fase di consolidamento del Piano di rientro cui è sottoposta la Regione.
E’ venuto il momento di dare risposte concrete alle migliaia tra medici e professionisti sanitari titolari di contratti a tempo determinato, da anni assoggettati a rinnovo periodico in regime di proroga delle graduatorie concorsuali, anche semestrale o bimestrale, ovvero ai titolari di contratti libero-professionali o atipici, che reggono le sorti dell’assistenza ospedaliera siciliana (molti di questi profili precari operano in unità operative ad alta complessità e ad elevata intensità di cure). Inoltre, la stabilizzazione dei precari storici e l’assunzione del nuovo personale passano per la riformulazione ed approvazione degli atti aziendali e delle piante organiche. Occorre serrare i tempi per maturare tali passaggi e adottare, al contempo, un piano trasparente di assunzioni che vada di pari passo con il rilancio delle articolazioni assistenziali del territorio, disinvestendo risorse da re-investire a favore del ricambio generazionale.