Lagalla come Macron: il punto di vista di Attaguile

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Lagalla come Macron: il punto di vista di Attaguile

Per salvare la Sicilia ci vorrebbe un Macron, ma forse già c’è e il 13 maggio presenterà a Catania un radicale progetto di cambiamento

Nell’800 Chateaubriand era più letto fra le classi colte siciliane che nella stessa Francia e nella cucina francese dei “monsù” si mescolava ai sapori mediterranei sulle tavole della nobiltà palermitana. I legami e le affinità che fanno distinguere nettamente ai francesi la Sicilia dall’Italia, non sono tuttavia il solo motivo che induce a proiettare i risultati delle elezioni presidenziali in Francia su quelle siciliane, ultimo test significativo in vista delle politiche in Italia. In tutta l’Europa ed oltre si registra infatti più o meno quello che i francesi hanno confermato: il rifiuto dei partiti storici e degli establishment tradizionali, una forte spinta verso la protesta distruttiva (Le Pen, Grillo, Lega, Podemos etc.), contrastabile solo risuscitando la speranza con candidati nuovi e credibili, non espressi dagli apparati ma da progetti di cambiamento, portatori di innovazione e di cultura di governo.

Per questo Macron vince su Le Pen e i candidati dei vecchi partiti non toccano palla, costretti ora per lo più a sostenere il primo per evitare la seconda.
In Sicilia la situazione non si profila diversa, anche alla luce dei più recenti sondaggi, che danno un oscuro candidato di Grillo di gran lunga in pole position e quotano perfino Salvini. E se questi sbarcano, proseguono invadendo l’Italia alle politiche.

Qui c’è in più la dissennata legge elettorale regionale senza ballottaggio, che ha già provocato il disastro Crocetta, eletto con meno del 30% dei voti su meno del 50% di votanti (cioè meno del 15% degli elettori). Non c’è margine per attendismi, perché chi prende più voti vince e gli altri restano fuori, con un assurdo, enorme premio di “minoranza”. Non si può aspettare di riversare i voti al secondo turno sul meno peggio, perché il secondo turno non c’è. Se si vuole evitare il male maggiore, per la Sicilia e per l’Italia, occorre coalizzarsi prima. Così sostengono di recente anche Cisnetto, Calenda e molti altri.

Questo dovrebbero capire i partiti, invece di dilaniarsi in estenuanti risse interne fra aspiranti candidati che, se la spuntano al loro interno, sono destinati a perdere proprio perché candidati dei partiti. Musumeci, Prestigiacomo, Lavia, Bianco, Lupo, Cracolici etc. sono tutti rispettabili ed in teoria idonei, ma sanno anche che non siamo alle Olimpiadi di De Coubertin, dove l’importante era partecipare, perché stavolta si tratta di salvare la Sicilia (e l’Italia) dalla barbarie populista. Ne’ si può sospettare che personalità così serie e autorevoli intendano “sacrificarsi” (e sacrificare la Sicilia) solo per acquisire meriti di partito da farsi compensare altrove (come appare invece palese dietro la paradossale ricandidatura dell’impresentabile Crocetta). Quindi occorre che i partiti facciano un passo indietro, per consentire una Grosse Koalition con le realtà civiche che emergono dai territori, intorno ad un candidato esterno di alto profilo che rassicuri tutti, a partire dai siciliani che devono andare a votare, ristabilendo il rapporto di fiducia costruttiva con le istituzioni. Non per mantenerle così come sono, ma per modificarle radicalmente proprio perché fallite, sopratutto la Regione.

Il Macron per la Sicilia esiste, è già in corsa ed è Roberto Lagalla. Il progetto di cambiamento è quello che un gruppo di esperti, le realtà civiche e la società civile stanno costruendo intorno al suo movimento “Idea Sicilia” – del tutto analogo a “En Marche!”- e sarà presentato anche a Catania il prossimo 13 maggio.

di Francesco Attaguile

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